Lungomare Vittorio Emanuele III ~ Taranto Capitale di Mare

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Lungomare Vittorio Emanuele III

Lungomare Vittorio Emanuele III 74123 Taranto TA


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Descrizione

Il Lungomare, divenuto celebre come via di passeggio ideale per ammirare i famosi tramonti tarantini nasce già con l’edificazione del Borgo Umbertino.

Durante il ventennio fascista, l’intera area fu interessata da importanti opere di riprogettazione su disegno di Ferdinando Bonavolta che lo immaginò quale un vero e proprio centro direzionale e la quinta perfetta per le grandi architetture monumentali che di lì a poco l’avrebbero caratterizzato.

Durante il ventennio fascista, infatti, l’itera area fu oggetto di importanti opere di monumentalizzazione finalizzate a dare ulteriore prestigio architettonico alla città di Taranto ed al suo importante ruolo nelle vicende politiche e culturali del tempo.

I grandi palazzi, i cui disegni ed esecuzioni furono affidati ai più grandi architetti operanti soprattutto nella Capitale (Brasini e Bazzani, solo per citarne alcuni), contribuirono a creare un affaccio al mare estremamente scenografico che con il tempo si era arricchito di pittoreschi stabilimenti balneari su palafitta.

A poca distanza dalla costa, all’orizzonte, è facile delineare le sagome delle isole di San Pietro e di San Paolo (note anche come Isole Cheradi).

Anticamente il piccolo arcipelago si componeva di tre isole delle quali la più piccola, detta di “San Nicolicchio”, è andata persa con la costruzione del Porto Mercantile

L’isola era chiamata dai pescatori in dialetto “u’ squegghie” (lo scoglio – ad indicarne le ridotte dimensioni) e si trovava a poca distanza da Punta Rondinella. La dedicazione a San Nicolicchio era dovuta alla presenza di una piccola badia di rito greco, dedicata appunto a San Nicola di Myra.

Il primo a tramandare il nome di Cheradi (promontorio o corna) fu Tucidide, anche se lo studio delle fonti antiche ricorda che i greci usassero chiamarle Elettridi forse in onore di Elettra, la figlia del dio Poseidone molto venerato a Taranto (lo stesso leggendario fondatore della polis, Taras, era figlio di Poseidone), o più probabilmente fu loro attribuito questo nome perché su di esse crescevano rigogliosamente alberi bituminosi che producevano elettro ovvero ambra.

Con l’avvento del Cristianesimo, le due isole di San Pietro e di San Paolo assunsero rispettivamente il nome di Santa Pelagia e di Sant’Andrea quasi certamente in riferimento alla presenza di due chiese che vi furono edificate in onore dei Santi.

Secondo la tradizione, nel IV secolo l’isola più grande fu abitata da Santa Sofronia Tarantina, anacoreta e martire, per ospitare in un secondo momento un influente cenobio basiliano intitolato a San Pietro Imperiale.

Stando allo studio delle fonti, le due isole appartennero al Capitolo ed al Clero della città e, secondo i documenti dell’epoca, erano rinomate per la pesca delle sarde oltre che di altre specialità ittiche che garantivano ingenti ingressi economici nelle casse della chiesa locale.

Nel 1594 le isole furono occupate dai Turchi guidati da Alì Sinam Bassà, che entrarono nella rada di Taranto con cento navi e furono utilizzate come comodo avamposto per le razzie nell’entroterra.

Luogo perfetto per gestire l’assedio, divennero il punto di partenza dei diversi attacchi che la città subì fino al 19 settembre dello stesso anno, quando con la Battaglia del fiume Tara, le forze cristiane guidate dai vescovi di Mottola e Taranto, sconfissero i turchi cacciandoli definitivamente dalle coste ioniche.

Verso la fine del Settecento, Napoleone Bonaparte fece edificare sull’Isola di San Paolo un forte a difesa del porto di Taranto al comando del Generale d’Artiglieria Pierre Choderlos de Laclos.

Il noto militare francese, passato alla storia per le abilità belliche, gli studi di balistica e la sua attività di letterato è stato l’autore del celebre romanzo epistolare “Le Relazioni Pericolose”.

Alla sua morte (1803), rifiutati i conforti religiosi, fu sepolto sull’isola dove ancora oggi è conservata la sua tomba.

Con l’Unità d’Italia, le isole furono sottoposte all’attenzione delle autorità marittime passando dai beni del Capitolo a quelli del Regno per divenirne, con la costruzione della base navale di Taranto, parte integrante delle opere di difesa.

L’Isola di San Pietro è uno dei luoghi più importanti della ricca tradizione petrina tarantina. Secondo la leggenda, infatti, San Pietro sarebbe giunto a Taranto almeno due volte durante la sua attività di evangelizzazione compiendo alcuni miracoli nella Città dei Due Mari, battezzando i tarantini e nominando il primo Vescovo della Diocesi.

Per tradizione si dice che San Pietro sia sbarcato sull’Isola di Santa Pelagia per fuggire ad una tempesta che lo aveva colto durante la navigazione, raggiunto salvo l’isola ringraziò Dio dello scampato pericolo genuflettendosi e lasciando l’impronta delle sue ginocchia nella roccia sulla quale si era appoggiato. Alla pietra, divenuta reliquia, venne dato il nome di “apodonia”. Sottratta da marinai veneti fu trasportata a Venezia.

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