Necropoli di Via Marche ~ Taranto Capitale di Mare

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Necropoli di Via Marche

Via Marche, 74123 Taranto TA


Descrizione

L’importante area archeologica, intercettata ed indagata a seguito degli interventi di funzionalizzazione degli spazi adiacenti al vicino Tribunale della città, rappresenta il più grande settore con destinazione funeraria, attualmente visitabile, della polis greca di Taranto.

Lo spazio, ben organizzato e destinato alla fruizione turistica, conserva circa centoquaranta sepolture riconducibili ad una delle zone più significative della necropoli tarantina utilizzata dall’età arcaica fino a quella ellenistica.

Nei punti nodali degli isolati e all’incrocio degli antichi assi stradali, tuttora visibili al di sotto delle passerelle, sono individuabili otto tombe a camera databili tra il IV e il III secolo a.C. due delle quali sono interamente costruite con blocchi squadrati di carparo, mentre le altre, fornite di dromos (corridoio) di accesso, sono ricavate nella roccia e nella parte superiore sono completate con blocchi regolari e cornici aggettanti.

I vani si caratterizzano per la presenza, in alcuni casi estremamente evidente, di tracce degli intonaci e dei colori originali e conservano i lettini funebri sui quali veniva adagiato il corpo del defunto al momento del seppellimento.

Lo studio dell’interessante contesto archeologico ha garantito di analizzare nel dettaglio lo sviluppo urbanistico della polis greca di Taranto notando come, soprattutto a seguito del V sec. a.C., le aree dedicate al seppellimento dei defunti vengano considerate quasi quali spazi abitativi a tutti gli effetti. L’organizzazione degli assi viari, così come la distribuzione delle sepolture non appare assolutamente frutto di scelte casuali, ma sembra rispondere a specifiche regole urbanistiche e simboliche nelle quali le tombe di maggiore prestigio vengono poste nelle immediate vicinanze degli assi viari principali.

Nel quadro delle conoscenze relative allo sviluppo della città antica di Taranto, l’organizzazione degli spazi destinati alla necropoli costituisce senza dubbio l’aspetto più noto, forse grazie all’alto numero di tombe studiate nel corso degli anni.

Per l’epoca arcaica, così come per le successive, la maggior parte delle tombe rinvenute nella necropoli tarantina è costituita da fosse scavate direttamente nella terra o cavate nel banco roccioso, spesso provviste di una controfossa utile a facilitare il posizionamento dei lastroni di copertura.

Accanto a questa tipologia, che appare essere la più diffusa, già per l’epoca arcaica è documentata la presenza di tombe a camera di particolare pregio monumentale costruite ad imitazione dell’andròn (ambiente presente nelle case aristocratiche tarantine destinato alla celebrazione del simposio) con sarcofagi o letti funebri disposti lungo le pareti in luogo delle klinai (letti) della casa reale. L’esempio, forse più emblematico di questa tipologia di sepolture monumentali è certamente la Tomba degli Atleti, visitabile in Via Crispi.

Allo stato, Taranto è una delle pochissime città greche che abbiano restituito ipogei funerari di questa importanza che testimoniano della presenza di raffinate élite sociali accomunate da affini ideali politici, sociali ed anche dall’esercizio di attività ginniche e sportive.

Il V sec. a.C. segnò un importante cambio di indirizzo politico della polis che è facile rileggere nei contesti di necropoli. Con l’avvento della democrazia, infatti, si nota una generale ristrutturazione urbanistica che è evidenziata anche nel rituale funerario che si caratterizza per la ricerca di una sorta di “morigeratezza dei costumi” che porterà al non utilizzo delle tipologie di sepolture monumentali o ritenute tali.

Con la costruzione delle mura di difesa, ancora ben visibili anche se in fondazione in alcune aree della città, la vasta zona già destinata alla necropoli fu inglobata all’interno dello spazio urbano.

Un nuovo quartiere basato su isolati regolari occupò in parte spazi già adibiti alle sepolture, generando una curiosa quanto inusuale “alternanza” fra tombe ed abitazioni che già gli antichi spiegavano come una precisa volontà dei tarantini di rispettare un oracolo che garantiva loro grande prosperità se avessero abitato “coi più” cioè con i defunti (Polibio VIII,28).

Accanto alle tombe a fossa scavate nella terra, cavate nella roccia o ricavate in depositi argillosi, si associano, a partire dal V sec. a.C. le tombe a fossa rivestite da lastre di carparo e le tombe a sarcofago con copertura piana o a doppio spiovente

L’utilizzo di tombe a camera sembra interrompersi entro il primo quarto del V sec. a.C., salvo rare eccezioni, per poi ricomparire dalla metà del IV sec a.C. con strutture costituite da camere singole o da più vani affiancati.

Soprattutto nel III e II sec. a.C. si diffondono le tombe a semicamera, strutturalmente vicine alle tombe a camera, ma di dimensioni minori all’interno delle quali il corpo del defunto era appoggiato su di un letto funebre in pietra oppure in legno

Con la conquista romana, si nota una maggiore diffusione del rito dell’incinerazione. La pratica, che in un primo momento sembrerebbe essere ad appannaggio delle enclave dei militari, si diffonde abbastanza velocemente tra la popolazione.

Le deposizioni di questa tipologia sono costituite da semplici fosse quadrangolari o circolari scavate nella terra o nella roccia all’interno delle quali era posto un cinerario in terracotta, vetro o metallo contenente i resti mortali del defunto.

Nella declinazione delle varie tipologie sepolcrali adottate nella Taranto antica non mancano, tuttavia, casi di riutilizzo di tombe a camera preesistenti nelle quali si nota la presenza di nicchie ricavate lungo le pareti destinate alla conservazione delle urne o con la finalità di deposizioni secondarie.

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